Azioni Poetiche

Quadreria di donne
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Quadreria di donne

PassaParola Comunicazione
Un omaggio pittorico a tutte le donne
Marzo 2023
Ninfee in volo
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Ninfee in volo

Elvezia Allari – PassaParola Comunicazione
Nel video-performance NINFEE IN VOLO si può percepire una sorta di gioco che lentamente dispone lo spirito, una sorta di danza. Si può percepire un tempo da meditare, scandito dal ritmo ineguale della goccia che risuona, lenta e costante. Il tempo-goccia è protagonista della rappresentazione nel giardino mentale evocato dalle piante e dalla parete bianca. Osservando i gesti dell’artista, intenti a disporre via via quelle forme che vanno a comporsi come disegni sulla parete, possiamo riconoscere la concentrazione dedicata a quei segni così semplici e iconici. Sono segni che corrispondono ad una realtà raffigurata nella mente, non sono illustrazioni ma rappresentazioni concettuali di quell’idea. Lentamente prende forma l’evocazione del volo suggerita dal titolo. E tuttavia, Elvezia ne sposta una piccola matassa, quei segni/ninfee sono evidentemente fili di ferro. Lei li ha piegati con le mani, plasmati vincendo la resistenza del materiale fino ad ottenere l’idea cercata: il segno evocativo della bellezza e della leggerezza naturale di una forma vegetale. È dunque legittimo interpretare questa scelta del materiale espressiva della fatica quotidiana necessaria a trasformare la pesantezza in leggerezza? Il suono regolare della goccia segna il tempo. L’immagine si compone dinamicamente nello spazio a partire dal centro, al primo segno-foglia-fiore se ne aggiungono altri, prende forma un equilibrio instabile, dinamico, l’idea di un volo… potenzialmente infinito. Il pensiero si fa strada, poeticamente. Ma quale è il pensiero all’origine dell’idea suggerita dal titolo. Da dove viene… forse le ninfee “volano” sull’acqua come fossero nel cielo… l’acqua è lo specchio del cielo… dallo stagno possiamo raggiungere le nuvole? Seguendo le tracce di Elvezia Allari possiamo anche provare ad essere capaci di sentirci “non come un evanescente anello di congiunzione tra passati terribili o idilliaci da un lato e futuri salvifici o apocalittici dall’altro”, ma come creature presenti simultaneamente e “interconnesse in una miriade di configurazioni aperte …” [Donna Haraway]

Alessandra Menegotto
Giugno 2023
Au cœur du sacré
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Au cœur du sacré

Elvezia Allari – Azione poetica Paola Gnata
Au cœur du sacré
Tiara composta da Ostie e filo di ferro cotto – Elvezia Allari
Azione poetica – Paola Gnata
Testo di Francois Bruzzo
Editing – PassaParola Comunicazione

Ostia (dal latino hostis) era la vittima che presso i popoli antichi era offerta alla divinità. Una tiara composta da ostie, da vittime, ovverosia, in quanto dalla sua origine nell’antica Asia la tiara è l’attributo più alto del potere, essa rimanda ad una forma primigenia della corona e del diadema, la tiara composta di ostie allude al potere e alle sue vittime. Una tirannide che cerchia la testa, un dominio profondo che rapprende la nostra mente, non più un potere esercitato da un sovrano o tiranno secondo le forme classiche di dominazione, ma un potere impersonale che agisce senza più comportare una dialettica padrone/schiavo di stampo hegeliano, ma soltanto ed unicamente varie forme di schiavitù. È l’App regia che determina i nostri comportamenti. Ciò che ci in-forma, che dentro la nostra psiche impernia le nostre azioni e le nostre reazioni. La tiara era anche il copricapo degli antichi magi il cui potere proveniva dall’occulto, da ciò che rimaneva nascosto ai più. Cosa accade se disoccultiamo il software che programma la nostra mente? Poiché è solamente un software, cioè qualcosa sì di così apparentemente leggero da non essere sentito come un dettame ma come qualcosa che ci appartiene in proprio e che fa parte della nostra civiltà. Mentre ciò che ci è davvero proprio è ben altro, così altro da non sembrarci nostro, da sembrarci estraneo, di una estraneità vicina alla follia mentre invece è la soglia da cui può farsi luce il continente nascosto da cui proveniamo e dal quale siamo stati strappati ed esiliati. Qui c’imbattiamo nel disagio nella civiltà di cui scrive l’ultimo Freud, ovvero ciò che nella nostra civiltà ci fa stare male.
2022 Settembre
Landscape
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Landscape

Elvezia Allari – Azione poetica Elisabetta Cortella
Giardino sospeso
Tiara in filo di ferro e Ortensie -Elvezia Allari
Azione poetica Elisabetta Cortella

Poetica del corpo inteso come luogo da custodire, dimora vegetativa di ogni movimento e orizzonte di ogni intuizione. Metafora di un’auspicabile nuova umanità, che abiti il pianeta con soave leggerezza, consapevole della responsabilità di essere artefice – al pari della natura – di quel “giardino meraviglioso” in cui abitiamo.
2022 Giugno
Boccioli
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Boccioli

Le rose che raccolgo nel mio giardino sono eterne perché mentali
2022
La trama
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La trama

Iula Marzulli e Elvezia Allari
“La trama è una trama possibile che si sviluppa dall’interazione con le opere d’arte di Elvezia Allari, le “Corolle”. L’osservazione e l’interazione con le Corolle (intrecci fatti a mano con filo cotto di ferro) mi ha portata al richiamare alla memoria la recente scomparsa di mia nonna.
2021
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Pan Stampà

Elvezia Allari e Giusto Pilan
L’operazione artistica a quattro mani di Elvezia Allari e Giusto Pilan è un intervento di incisione con torchio calcografico realizzato sul pane per mezzo di sagome di ferro ritagliate e incise. Le “tirature” così ottenute, originali e numerate, sono state poi messe sottovuoto per proteggerne la conservazione. Il pane diventa allora cibo per gli occhi, pasto per lo sguardo dei posteri nell’inusuale bacheca portatile in cui i due artisti hanno trasformato un banale sacchetto di plastica. Così, dirottati dal loro usuale e pure fondamentale consumo, i medaglioni di pane vengono indirizzati verso una dimensione meramente artistica in un banchetto imbandito per soddisfare chi ha fame di senso e responsabilizzare la nostra relazione con l’ambiente.
2020 - 24 ottobre
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QUESTION D’AILES

Ali di Elvezia Allari -Azione Poetica Manuela Carretta
“Prendiamo il sentiero paludoso per arrivare alle nuvole”.
2019
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Hortus

Elvezia Allari
Hortus La performance Hortus ideata e realizzata da Elvezia Allari (costume e copricapo in filo di ferro cotto) e Manuela Carretta (azione poetica) raffigura l’ardua conquista di un giardino dello spirito che rifugge dai rumori del mondo, dalle sue maschere, dai suoi canoni stringenti della forma e della bellezza che gli altri scelgono per noi. Le due artiste ci avvertono che ogni ora di ogni giorno siamo novizi nello sfidare il labirinto mentale che incombe su ogni nostra azione o pensiero, divincolarsi dal percorso murato che dirige ogni nostro passo, trovare il varco, la via d’uscita dalla natura addomesticata simile ad una mai agevole rotta di esodo (éksodos in greco da ék, “fuori” e odos, “via”), e fare irrompere l’altrimenti inesprimibile e nomade terzo giardino della mente. François Bruzzo Copricapo in filo di ferro cotto e costume Elvezia Allari Azione poetica Manuela Carretta Montaggio video Fiorenzo Zancan Musica Giuseppe Dal Bianco
2019
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SERRE

Scarpette, abiti di Elvezia Allari -azione poetica Manuela Carretta video Fiorenzo Zancan
SERRE Abiti di carta e scarpette Elvezia Allari Azione poetica Manuela Carretta SERRE Abiti di carta e scarpette Elvezia Allari Azione poetica #manuelacarretta Il giardino meraviglioso della Allari è innanzitutto uno spazio mentale ed emotivo: il luogo dove seminare ciò che abbiamo di più prezioso, il rifugio dello spirito lontano dai rumori del mondo, il tempo in cui ci sentiamo liberi dal peso dei canoni stringenti della forma e della bellezza che altri scelgono per noi. Ma il suo lavoro percorre anche l’immaginario collettivo di un altrove dove recuperare un rapporto autentico e rispettoso con la Terra: lontano dalla rappresentazione di una natura addomesticata e progettata per il gusto e le necessità dell’uomo, quello della Allari è un inno alla poesia della vita in tutte le sue manifestazioni. I suoi abiti di carta velina e semi sono la metafora di un’auspicabile nuova umanità, che abiti il pianeta con soave leggerezza, consapevole della responsabilità di essere artefice – al pari della natura – di quel “giardino meraviglioso” in cui essa stessa ambisce a vivere. Testo di Barbara Pavan
2019
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Breaching – a caduta libera

Con Manuela Carretta – Elvezia Allari – Editing Fiorenzo Zancan
In un istante, due persone, ognuno a modo e a ritmo proprio compiono un salto in aria e restano in sospensione. Si smarriscono e faticano prima di ricadere, in un luogo in cui avviene una loro trasformazione. Sulle spalle portano un peso che a volte è greve a volte si rivela leggero come ali. Il loro incontro accade nell’avvento della loro metamorfosi. Breaching – A caduta libera Il filmato e’ volutamente senza colonna sonora perché lascia spazio ai rumori già esistenti all’interno della navata centrale di una chiesa incompiuta. Gli abitanti del paese non desiderano cambiare il futuro di questo luogo.
2018
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Nobiltà contemporanea

In un’epoca in cui si è compiuto un livellamento sociale, iniziato gia nell’ottocento, l’artista Elvezia Allari si interroga sul significato che nella società contemporanea assume il termine nobiltà. Da una ambiente composto da individui privilegiati, che aborrivano il lavoro e coltivavano i vizi, quelli che si possono considerare le nuove classi emergenti vivono in un mondo che apparentemente li fa sentire tutti importanti semplicemente pubblicando e diffondendo la propria immagine…
2018
Sfalci e ramaglie
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SFALCI e RAMAGLIE

Elvezia Allari e Alberto Graziani
Il maggiociondolo, un merlo, il glicine, il ligustro, un fosso gelato, un pettirosso, il gelso, il bosco, la betulla, l’ulivo. Il pensiero vi cresce intorno, studia, coglie e poi sfronda immagini e idee, taglia, pota, riordina. Restano alla fine gli sfalci e la ramaglie. Paglie, ramoscelli, rami, steli, foglie, radici, gambi messi insieme e legati con lo spago della poesia in un’unica fascina. Materiali sfrondati dall’anima e raccolti da terra che si specchiano negli stessi levati da terra e raccolti nell’anima. E’ proprio in questi residui della residualità naturale, degli spazi verdi domati e attrezzati delle nostre menti, che si si accendono scintille di libertà, piccoli fuochi evocativi di età dell’oro e tempi perduti, nostalgie assolute, ricordi che vagano senza padrone. Una riflessione sul mito della natura, tanto anacronistica quanto oggi necessaria alle nostre vite basate per intero su di un’artificialità ormai percepita come naturale e, come tale irrecuperabile nel confronto dialettico Innaturale-Naturale. Alberto Graziani
2018
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Le rêve du corps

Text di François Bruzzo – Work and scenic design: Elvezia Allari – Photo: Beatrice Zambon – Performer : Marta Braggio
Text di François Bruzzo Work and scenic design: Elvezia Allari Photo: Beatrice Zambon Performer : Marta Braggio Composer/Arrangement Konstantinos Papoutsis POIESIS Cosa scaturisce dal burqa contemporaneo —originale interpretazione di ciò che la Mernissi ci ha insegnato a chiamare il burqa dell’Occidente— intrecciato con silicone da Elvezia Allari proposto nelle foto di Beatrice Zambon? Questa collaborazione tutta al femminile ci getta in un vespaio di questioni che agitano le nostre società composite, dove il dominio maschile sia esso espressione di un testo sacro (vedi versetto 31 sura 24 e versetto 59 sura 33 del Corano) o delle mitologie moderne contemporanee del corpo viene rinforzato…
2017
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Corpi in scena

Attraverso il progetto di Video-Indagine 2016 abbiamo conosciuto il lavoro dell’artista e costumista Elvezia Allari e della danzatrice Manuela Carretta. Ad Avanscena 2016, Fondazione Giorgio Cini, Venezia dal 17 al 19 novembre
2016 - 17 novembre
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Corpi fragili corpi liberi

Performer : Manuela Carretta Abito di carta : Elvezia Allari
2016
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Epifàneia

Elvezia Allari
NEL TEMPO DEL MITO Non un grido. Non un moto. 11 AGOSTO 2016, ore 19.00, “Sengla del Meonl” (Zovencedo, VI, Italy) Epifàneia Qui, in questo giorno, in questa ora, in questo luogo estraneo al sangue del mito, dalla pietra muscosa mi manifesto. Viluppi di ferro m’ingabbiano di nobiltà ostacolando il passo, e la testa incoronata grava sui miei pensieri. Mi aspettavi, vero? D’inverno avvoltolata nel buio di un anfratto, d’estate zufolo di brezza alta tra le fronde, in ogni stagione mi chiamavi a te senza stancarti. Lusinga di sirena, la tua voce, mentre adornavo la mia armatura di regina piegando il capo all’oro. Miraggio e delizia la tua voce, malìa senza fine, finché non sigillai con una pietra anche il mio cuore. Per sempre, mi dicevo, per sempre. Ma non vi riuscii, o Solitude… non fui capace, o Solitude… di rinunciare a te. Dalla pietra muscosa mi manifesto in questo luogo, in questa ora di questo giorno, qui, dove altra saetta in altro tempo cadde. Dove altra madre fu di fronte al suo Fato fedele alla vita. Purifica, O Solitude, ti supplico… purifica col tuo fuoco il peccato del tradimento con cui sigillai il mio cuore. Dalle mie alle tue mani, ora, qui, tra queste pietre che la malasorte sferzò resistenti, la mia pietra prendi. O Solitude, mia scelta più dolce, ti supplico… brucia in questo braciere l’alloro della mia vittoria. Che io possa, che io possa alfine riposare… oh sì, finalmente riposare, restituita nuda al giusto oblio che non rammenta che la polvere. Consumerà il bosco la mia gabbia di dolore. L’eterno bosco di eterna bellezza del mio mito. O Solitude, mia scelta più dolce, accoglimi, ti supplico… accoglimi per sempre nella tua morte salvifica. O Solitude, mia dolce scelta… come ti adoro! NOTA STORICA L’11 agosto 1959, alle ore 19.00, una saetta si abbattè sulla “Sengla del Meonl”, una caratteristica casa rupestre nel territorio di Zovencedo (VI – Italy), che era stata ricavata da una cengia dominante la Val Pressia. La casa fu completamente distrutta, ma la famiglia che vi abitava scampò alla morte. Fu una grazia? Rievocando il tragico incidente, Adelaide Meoni racconta che «prima del fulmine aveva pregato tanto, bruciando l’ulivo e con la candela benedetta accesa, perché ci salvassimo». Oggi la “Sengla del Meonl” è stata completamente restaurata a fini conservativi e di fruizione. www.altiberici.it/plab/2014/09/12/la-casa-rupestre/ Emanuela Scuccato
2016
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“A CORPO LIBERO ” BODY FREE

Elvezia Allari -Editing Alberto Graziani – model Gioia Bonin
DAY BY DAY 1808, Jean-Auguste-Dominique Ingres: “La Baigneuse Valpinçon (La Baigneuse)” 1924, Man Ray: “Le Violon d’Ingres” Cicatrici sul corpo, pelle su pelle. Cerchi di ferro, catena, catena che inchioda alla terra. Carta velina Carta di riso Carta pergamena… Un’altra maglia l’armatura rinserra. CLANG – CLANG – CLANG l’abito che indosso, pelle di brina su pelle di perla strumento di suoni. Ma non miei, non miei questi suoni. Non mie, queste note, clangore di maglie battute ferro su ferro. Ferro che lacera all’osso le carni a ritmo di polka. (CLANG – CLANG – CLANG: non senti anche tu sguainare Monsieur Strauss?) Turbinare azzurro di vesti su frenetici passi e ingordi gli arazzi di voluttuosi abboccamenti. Il Salon delle mie ore contate e sprecate, ori e sangue, velluto ed escrementi, è abbacinante, abbacinante. Ma l’acqua legge l’infinito – dicono. Emanuela Scuccato
2016
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Nomine Panis

Elvezia Allari
NOMINE PANIS
2015
Nomine Oanis
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Nomine Panis

Elvezia Allari
A cura di Maria Cristina Del Mare
Performance di Alessandra Schiarante
Opere di pane di Elvezia Allari
Galleria Mirror Vicenza
Contrà Porta Santa Lucia 16/18 – Vicenza
Video di Suvi Maaria Tirronen
2015
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